La Francia – Cenni storici

Cenni storici

Il territorio che corrisponde all’odierna Francia fu abitato nell’antichità da varie popolazioni. Dal 1000 al 700 avanti Cristo vi si stabilirono i Liguri, gli Iberici, i Fenici ed i Greci; questi ultimi vi fondarono, lungo le coste, le loro più importanti colonie, fra le quali Massilia, poi Marsiglia, Nicaea, poi Nizza, ed Antipolis, poi Antibes.

Nel VI secolo  arrivarono i Celti, guerrieri, provenienti dalle regioni del Danubio. Essi erano organizzati in “clan” a capo dei quali ci furono dei sacerdoti, i Druidi. Questi, oltre al loro compito del sacerdozio,  istruivano anche militarmente i loro giovani. La loro vita scorreva al modo primitivo con le sole occupazioni in agricoltura e nell’allevamento del bestiame.

la gallia

Furono gli antichi romani a chiamarli Galli e Gallia la terra in cui vivevano. Infatti molti nomi di città francesi  derivano da quelli di alcune loro tribù: per esempio  Parigi dai Parisii, Lisieux dai Lexovii, Bourges dai Biturigi.

Nel 53 avanti Cristo i Galli, desiderosi di riacquistare la loro libertà, riunirono tutte le tribù ed al comando di un valoroso capo, Vercingetorige, sferrarono un poderoso attacco contro i romani. Dopo una guerra difficilissima Cesare sconfisse i galli; la Gallia da quel momento fu considerata provincia romana.

Verso il 60 avanti Cristo due di queste tribù, quella degli Edui e quella dei Sequani, si trovarono in lotta fra loro per il possesso della parte centrale della Gallia. I Sequani, per assicurarsi la vittoria, chiamarono in loro aiuto Ariovisto, capo degli Svevi. A questo punto il Senato Romano decise di venire in aiuto della Gallia, sicuro che Ariovisto avrebbe poi rivolto i suoi eserciti contro l’Italia. E nel 58 avanti Cristo le legioni romane, al comando di Giulio Cesare, entrarono nella Gallia. In pochi mesi Ariovisto fu sconfitto e costretto a tornarsene nelle sue foreste oltre il Reno. Però Cesare decise di completare la conquista della Gallia, cosa che gli riuscì in tre anni di guerra.

Alla caduta dell’Impero Romano, i Galli, facilmente romanizzati, risentirono molto degli attacchi dei germanici, provenienti dal Reno. La Gallia, desolata da orde di Alemanni, Burgundi e Visigoti, finì per essere conquistata ed unificata da Clodoveo, re dei Franchi, con le battaglie di Soissons nel 486 e di Tolbiaco nel 495.

Sotto i Merovingi, discendenti di Clodoveo, la Gallia però non fu sempre unita e tranquilla. Gli ultimi merovingi, della casa di Heristal, ingrandirono molto il paese specialmente con le vittorie di Carlo Martello e del figlio Pipino, detto il Breve, sui Saraceni, con la conquista della corona nel 754. E con Pipino il Breve ebbe inizio la dinastìa dei Carolingi.

Carlo Magno figlio di Pipino il Breve

Carlo Magno

Nel 771 divenne capo di tutte le Gallie Carlo Magno, figlio di Pipino il Breve. Egli diede il via a quella politica di espansione che, dopo le guerre con i Longobardi, i Sassoni e gli Arabi, gli permise di rendere tanto potente l’Impero. Quell’impero che, poi, per la debolezza dei suoi successori nell’ 888 passò dalla Francia alla Germania.

Nello stesso anno fu proclamato re dei franchi Oddone, conte di Parigi. Ma questa nomina non fu ritenuta valida e poco tempo dopo sul trono di Francia ritornarono i carolingi con Luigi IV.

Nel 987 un’altra dinastìa, quella dei Capetingi, si alternò al trono. L’iniziatore della stirpe fu Ugo Capeto, ma la sua discendenza si compose di uomini deboli tanto che sotto Luigi VII, nel 1178/80, gli inglesi cominciarono ad avere possedimenti in Francia.

Gli successe Filippo II Augusto che battè inglesi e germanici nel 1214 e prese pure parte alla Terza Crociata in Palestina.

Dopo di lui Luigi IX, detto il Santo, regnò dal 1226 al 1270, e combattè nelle ultime due Crociate (che in tutto furono otto).
Durante il regno del suo successore, Filippo III (1270/85), la regina  Giovanna di Napoli cedette Avignone al Papato e lì i Papi si trasferirono sotto il regno di Filippo IV, detto il Bello. Con lui la monarchia si consolidò e poi con i suoi tre figli si esaurì la dinastìa dei Capetingi nel 1328.

L’incoronazione Filippo VI di Valois

Filippo VI

Succedettero i Valois con Filippo VI che fu vivamente contrastato da Edoardo III, re d’Inghilterra, pretendente al trono di Francia. E da ciò ebbe inizio la famosa “Guerra dei cento anni” che durò dal 1337 al 1453 e che quasi rovinò la Francia. Questa guerra, con fasi alterne, e con episodi famosi, come l’impresa di Giovanna d’Arco, fece sì che alla fine la Francia riuscì a togliere i suoi territori all’Inghilterra, tranne Calais.

Ci furono altri forti re francesi come Luigi XI, Carlo VIII e Luigi XII, che tentarono l’espansione in Italia ma che furono cacciati dalla Lega Santa.

Poi venne l’ambizioso Francesco I che regnò dal 1515 al 1547. Durante il suo periodo volle contrastare Carlo V, re di Spagna, e combattè contro di lui quattro micidiali guerre, alla fine delle quali, con il Trattato di Crepy del 1544, dovette rinunciare a qualsiasi pretesa sull’Italia. Con Carlo V poi la Francia firmò la pace di Cateau-Cambresis del 1559.

Strage di San Bartolomeo

Strage di San Bartolomeo

Intanto era intervenuta la Riforma Protestante che si stava espandendo pure fra i popoli latini e la  Francia dovette fronteggiarla con i regni di Francesco II e Carlo IX, nelle guerre fra Cattolici e Ugonotti, guidati, i primi dai Guisa ed i secondi dai Borboni.
Otto furono le guerre di religione che questi calvinisti, cioè gli Ugonotti, combatterono contro i cattolici e famosa fu la “Strage di S. Bartolomeo”, verificatasi nella notte del 24 agosto 1572, quando migliaia di Ugonotti furono uccisi. I cattolici alla fine uscirono vincitori da queste guerre grazie anche all’aiuto della cattolicissima Spagna.

Dopo varie vicende assurse al trono  Enrico IV di Borbone che, da capo degli Ugonotti, quale era stato, sposando Margherita di Valois, sorella del re Carlo IX, si fece cattolico, ma solo per convenienza.

Egli, ormai sul trono e dopo una definitiva adesione al cattolicesimo, volle però proteggere i Protestanti e pubblicò l’Editto di Nantes col quale fu concordata la libertà di culto per gli Ugonotti. E dopo di ciò firmò la pace con la Spagna. Poi si dedicò alla prosperità del paese, aiutato dall’abile ministro Sully ed iniziò la politica coloniale andando a conquistare il Quebec, in Canada. E mentre stava preparando un vasto piano di battaglia contro la Casa d’Asburgo, unendosi al Duca Carlo Emanuele di Savoia, perì in un attentato a Ravaillac, pugnalato: era il 1610.

Fu, senza dubbio, il re più popolare dei francesi. Due sono le frasi famose che lo distinsero: la prima fu “Parigi val bene una messa” pronunciata in occasione della sua conversione per regnare in Francia; la seconda, che denotò quanto fosse interessato al benessere del suo paese fu: “Sarò felice quando vedrò il più misero contadino porre ogni domenica una gallina nella pentola”. Lasciò tre figli e tre figlie, avuti tutti dalla seconda moglie, Maria de’ Medici, dopo che era stato dichiarato nullo il suo precedente matrimonio con Margherita di Valois.

E poiché l’erede al trono, Luigi XIII, era ancora minorenne, Maria de’ Medici assunse la reggenza. E ciò fu anche durante il periodo della minore età di  Luigi XIV. Intanto la Monarchia si era andata sempre più consolidando, anche ad opera di grandi ministri come i due cardinali Richelieu e Mazarino. Alla morte di quest’ultimo Luigi XIV, detto il Re Sole, prese le redini del regno ed inaugurò l’epoca della egemonia francese.

Egli riordinò l’esercito, le finanze dello stato, combattè le guerre di Fiandra, d’Olanda e d’Italia. Ma dovette cedere alla Lega di Augusta. Il suo regno fu illuminato: si svilupparono le arti, ma il suo dominio fu assoluto. Egli disse una volta “lo Stato sono io”, e disse il vero. Fu il capo primogenito dei Borboni e trasferì la corte a Versailles che, quindi, divenne il centro della vita politica europea. Egli morì nel 1715.

Il suo successore, Luigi XV, trovò invece uno stato indebolito dalle precedenti guerre  che Luigi XIV aveva innescato revocando l’Editto di Nantes, provocando, quindi, le rimostranze dei protestanti e le sanguinose violente reazioni nelle Cevenne, dette “Dragonnades”, cioè quelle spedizioni di Dragoni, ordinate personalmente dal re contro i protestanti.

Sotto il regno di  Luigi XV ci furono pure le guerre di successione polacca ed austriaca e la “Guerra dei sette anni”, combattuta fra Federico II di Prussia e la Casa d’Austria, appoggiata dalla Francia.

Morto il suo ministro Fleury, Luigi XV, dominato dalle sue favorite, madame de Pompadour e madame du Barry, dette fondo all’erario cosicchè Luigi XVI, alla sua morte avvenuta nel 1774, ereditò una situazione disastrosa, aggravata pure dall’inettitudine dei ministri, dall’inquietitudine spirituale suscitata dalle nuove correnti di pensiero politico-economico-sociali degli Illuministi.

Luigi XVI non fu il sovrano che il popolo attendeva. Non fu capace di abolire le gravi ingiustizie sociali perpetrate a danno del popolo il quale, stanco di vivere nella miseria, si ribellò ed il 14 luglio 1789 scoppiò la grande Rivoluzione Francese. Fu il caos: i palazzi dei nobili e le case dei ricchi furono devastati ed incendiati. Molti nobili e migliaia di francesi fedeli ai nobili furono ghigliottinati ed il re fu condannato a morte. Egli riuscì a fuggire ma  fu catturato insieme agli altri membri della  famiglia reale, fra cui la fiera austriaca moglie Maria Antonietta, tanto odiata dal popolo per la sua grande ambizione e dissolutezza.

Iniziò un periodo di orrori, finchè il popolo francese, soddisfatto in parte specialmente nella sua sete di giustizia, si dette leggi più giuste ed una nuova forma di governo: la Repubblica.

Napoleone

I sovrani delle altre potenze europee dell’Austria, della Prussia, Spagna ed Inghilterra, preoccupati che l’esempio  della Rivoluzione Francese venisse seguito anche nei loro paesi, si unirono, formarono potenti eserciti e tutti insieme combatterono contro la Francia che resistette  vittoriosamente sul Reno ed in Italia. In queste guerre si distinse il corso Napoleone Bonaparte il quale, con le armi, si preparò la via al Consolato. Passando di vittoria in vittoria egli in pochi anni riuscì a conquistare quasi tutta l’Europa, tanto che la Francia potè essere considerata un Impero e nel 1804 l’imperatore fu Napoleone I.

Ma i nemici della Francia non si dettero per vinti; specialmente l’Inghilterra e la Russia si sentivano ancora molto potenti. Così Napoleone le affrontò e fu sconfitto in Russia nel 1812 dopo una disastrosa campagna che decimò l’esercito per il freddo e per la fame patiti. Nel 1813 fu sconfitto a Lipsia e dopo questi rovesci fu costretto nel 1814 ad abdicare. Lo fece in favore del figlio, il cosidetto Re di Roma, di soli tre anni; ed il 5 maggio 1814 si ritirò nell’isola d’Elba.

Da qui tornò in Francia nel febbraio del 1815 ed entrò a Parigi il 20 marzo. Tornò ad essere imperatore per un periodo che fu detto dei “Cento giorni”, al termine dei quali fu sconfitto a  Waterloo nel giugno dello stesso anno e costretto all’esilio per la seconda volta, ma adesso in pieno Atlantico, nella sperduta isoletta di Sant’Elena, seguito da pochi fedelissimi. E qui si spense il 5 maggio 1821. Nel 1840 la sua salma fu trasportata a Parigi e posta nella Chiesa degli Invalidi.

Intorno a questo incredibile personaggio sorse una vasta letteratura di cui è ricca in particolare l’Italia. Qui egli, infatti, seppe ispirare sentimenti di fiducia e di speranza che furono un contributo sostanziale alla maturazione del popolo e di quegli ideali che seppero poi portare al Risorgimento d’Italia.

Dopo la caduta di Napoleone, nel 1815,  si riunì il Congresso di Vienna che restituì il trono a Luigi XVIII, che lo tenne fino al 1824. Il suo successore, Carlo X, dovette subire un’altra rivoluzione, detta delle “Tre giornate di luglio” del 27, 28 e 29 luglio del  1830, e fu sostituito da Luigi Filippo d’Orleans.

Nel 1848 una terza rivoluzione restaurò la Repubblica ed un colpo di  stato nel 1851 restaurò l’impero che fu guidato da Napoleone III. Durante questo secondo impero la Francia riuscì ad accrescere i suoi possedimenti coloniali ed all’Algeria e Senegal, in Africa,  aggiunse la Cocincina in Asia e l’isola di Madagascar nell’Oceano Indiano.

Ma anche il secondo impero fu destinato a durare poco. Nel 1870 Napoleone III decise di dichiarare guerra alla Prussia con l’intento di indebolirne la potenza in Europa. Ma in meno di un mese l’esercito prussiano sconfisse a Sedan quello francese e fece prigioniero l’imperatore. La notizia di questa disonorevole sconfitta procurò una rivoluzione che dichiarò decaduto l’impero e ripristinò la Repubblica. E dal 4 settembre 1870, data di proclamazione della Terza Repubblica, fino al 1914, data dello scoppio della prima guerra mondiale, la Francia si preoccupò essenzialmente di ingrandire i suoi possedimenti coloniali e conquistò la Tunisia.

Cenni Geografici

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